La due giorni di Tokyo.

lunedì 28 aprile 2008

12 e 13 Aprile
[Lo so, lo so... sono un po' indietro.]

N.B. Per una lettura più chiara, tutte le parole scritte in corsivo sono presenti nel glossario in fondo al post con una breve spiegazione.

Siamo andati a Tokyo in autobus.

No, sto dicendo davvero.

L’autobus è più contenuto come prezzi, 9500 yen contro i millemila del treno. E poi, come potevamo rinunciare all’occasione di viaggiare per sette ore chiusi in una scatola e ripiegati in sedili dove non entravamo nemmeno per sbaglio? Come poter rinunciare al caldo soffocante, a quell’odore di corpi umani, che non importa quanto deodorante ti metti, si sente sempre e comunque?

Io ero seduta accanto a Sang-Ji, Laura ad uno sconosciuto che ogni volta che doveva farla alzare le diceva un ‘sumimasen’ come se fosse sul punto di fare chissà che. Laura, con la sua solita pazienza, ha smesso di sopportarlo a metà del primo ‘sumimasen’. Ci siamo fermati tre volte per i piss-stop e lui è sceso pure alla fermata prima della nostra, in totale fanno otto ‘sumimasen’. Dico solo questo.

Prima che si spegnessero le luci, io e Sang-Ji ci siamo divertiti a disegnare con le dita sulla condensa del finestrino. Tanto per ricordarci la nostra età mentale, un bambino di massimo sei anni si è unito al gioco.

Finalmente alle sei del mattino siamo giunti a Shinjuku. Io e Laura con un sonno e delle facce terrificanti. Prontamente Sang-Ji, che aveva dormito per tutto il viaggio, esordisce con un ‘non ho dormito per niente’. Al che si verifica la seguente scena.

Io&Laura: [sguardi assassini e un po’ iniettati di sangue]…
Sang-Ji: [sbaaaadigliooooo]
Io: Le luci non hanno fatto in tempo a spegnersi che ti sei addormentato di sasso.
Sang-Ji: Non è vero!
Laura: Quante volte ci siamo fermati?
Sang-Ji: Una.
Io&Laura: QUATTRO!

Non voleva crederci, abbiamo continuato a sfotterlo.

Dal momento che era molto presto la mattina, e l’appuntamento con Stefano lo avevamo alle 11 davanti alla statua di Hachiko, dovevamo ingannare quelle tre/quattro ore.

Siamo finiti in un Manga-Kissa.

Io e Laura ci siamo fissate ad internet, Sang-Ji si è letto tutto Hokuto No Ken.

Siamo andati ad incontrare Stefano.

Ovviamente era in ritardo.

Caso vuole che mentre lo aspettavamo, nel bel mezzo di Shibuya, abbiamo incontrato tre nostre amiche, più altre due Ca’ Foscarine.

Neanche con il radar.

Una volta arrivato Stefano dovevamo andare a recuperare Hisashi, il fratello di Sang-Ji che abita a Tokyo da tipo due settimane per via dell’università, e che quindi la conosce quanto me. Inutile dire che è arrivato in ritardo.

In compenso, mentre lo aspettavamo, abbiamo assistito al francamente inquietante spettacolo di una decina di uomini adulti vestiti con una tutina rossa aderente, ma così aderente che non solo si capiva di che religione erano ma anche cosa avevano mangiato la mattina.

Finalmente Hisashi è arrivato e quindi siamo andati tutti a mangiare gyoza. Come al solito ci siamo abbuffati da fare schifo.

Ci siamo divisi, perché io e Laura dovevamo fare check-in in albergo e anche due o tre docce. Quindi, siamo arrivati in albergo, io, Laura e i due fratelli Kiyomoto che i tipi della reception ci hanno guardato come se andassimo a fare chissà cosa.

Tre docce dopo, ci ha raggiunto Haruna! I tipi della reception avranno pensato che Hisashi e Sang-Ji erano davvero insaziabili.

Morale della favola ci siamo trovati in cinque persone in una stanza di tre metri per tre.

La sera ci siamo di nuovo visti con Stefano, con l’aggiunta di Ricky! Lo stronzo non mi ha voluto nemmeno dare un abbraccio.

Ci siamo prontamente recati in un Izakaya e abbiamo fatto Nomihoudai.

Abbiamo finito per mangiare (ovviamente) come dei porci al trogolo e con Stefano che continuava ad ordinare tre caraffe di birra ogni cinque minuti. Ricky era al citofono per gli ordini (eravamo in un privée), e ogni volta che sbagliava ad ordinare riattaccava in faccia al tipo, che prontamente richiamava per chiederci se andava tutto bene.

Ricky ha inoltre fatto il grosso errore di ordinare del Whisky. Normalmente uno si aspetta, ordinando del Whisky, che gli arrivi un bicchiere.

Non un quartino di Whisky.

Eravamo tutti belli ubriachi e sazi, ci siamo quindi divisi.

Hisashi è tornato a casa, Sang-Ji e Haruna sono andati per i cazzi loro, Ricky è tornato a casa (ed è stato pure fermato dai pulotti, ma questa è un’altra storia). Stefano, che aveva perso l’ultimo treno, ci ha seguito in albergo.

Quelli della reception hanno guardato un po’ stupiti questa nuova persona che ci portavamo su in camera, visto che si erano ormai abituate alle altre tre.

Siamo finiti in tre (e, diciamocelo, nessuno dei quali è proprio un debole fuscello) a dormire in un letto da una piazza e mezzo.

Stefano ha esordito con un ‘non mi direte che io sono a letto con due donne e avete intenzione di dormire?!’ dopodiché si è prontamente addormentato. Ah, gli uomini!

Qualche ora dopo, si è aperto tipo stella marina al centro del letto e ha buttato Laura giù dal letto e ha spinto me fin sul bordo.

Un classico.

Il mattino dopo abbiamo fatto colazione in un cafè Segafredo Zanetti. Il cappuccino era paradisiaco.

E poi, shopping! A differenza di Kyoto, dove i posti dove comprare roba figa ci sono ma te li devi andare a cercare, a Tokyo te li schiaffano in faccia, così non fai altro che comprare, comprare, comprare. Ovviamente noi non ci siamo tirati indietro.

Siamo poi andati ad Harajuku, al Meijingu, che è una figata. Come sempre eravamo dalla parte sbagliata della strada, e guardavamo con occhi sognanti tutti gli splendidi negozi di vestiti al di là del fiume di auto.

Abbiamo incontrato Fede-chan che , impazzita per Matsu Jun si è comprata i gadget più assurdi e pacchiani con sopra la foto di Matsu-chan.

Dopo Harajuku siamo partiti alla volta di Akiba dove guardavamo tutto con occhi sognanti e dove abbiamo lasciato un rene e un polmone.

La sera ci siamo visti nuovamente con Stefano e siamo andati ad un Yakiniku da noi rinominato ‘la vacca all’angolo’. Solo che vista l’altezza delle fiamme, lo abbiamo rinominato Kajiniku (Kaji= ‘incendio’). Avreste dovuto vederci, eravamo diventati velocissimi con le bacchette a far saltare la carne dalla griglia al piatto con evoluzioni degne di atlete di ginnastica artistica.

Dopodiché ci siamo incamminati verso la stazione dei bus di Shinjuku.

Stavolta ci sono toccati i posti in cima nel bus a due piani, e nessuno era accanto a Laura. Così ci siamo tolti le scarpe, abbiamo allungato le gambe e abbiamo bivaccato tranquillamente. Inutile dire che Sang-Ji si è addormentato prontamente tempo due secondi.

Alle sei siamo arrivati a Kyoto e per poco non restavamo sul bus. Visto che alle nove avremo avuto scuola siamo andati a casa di Laura per quell’ora e mezzo di riposo e poi via, verso una giornata piena di Kanji e grammatica!

Tirando le somme, è stata una due-giorni devastante, ma ci siamo divertite un casino nonostante le occhiaie al ginocchio che ci sono venute!

Cosa ho imparato dalla gita a Tokyo:
• Sang-Ji riesce a dormire ovunque e comunque.

• Alle sei del mattino tutto ciò che potrebbe interessarti, a parte il McDonald’s, è chiuso. Anche a Tokyo.

• I giapponesi (soprattutto le giapponesi) si vestono veramente con i dadi. Al buio. Dietro consiglio di un cieco. Daltonico.

• Stefano, anche se non si ricorda, dorme sul lato sinistro del letto.

Glossario
Akiba
Soprannome di Akihabara, quartiere Otaku di Tokyo. Se state cercando qualcosa di tecnologico o che ha a che fare con manga, anime o videogames, sicuramente lo troverete qui.

Gyoza
Quelli che al ristorante cinese vengono chiamati ravioli al vapore o ravioli alla griglia.

Hachiko
Celebre cane giapponese. Pensate a Lassie. O Balto. Questo qui invece di salvare la gente, aspettava il padrone davanti alla stazione anche se il padrone era morto. Finché non è morto pure il cane.

Hokuto No Ken
Kenshiro.

Izakaya
Barbaramente detto pub giapponese.

Manga Kissa
Questo luogo mistico è popolato da Otaku e fondamentalmente da gente che non ha (o ne ha molto poca) vita sociale. Trattasi di una specie di internet cafè, solo senza cafè, che allo stesso tempo mette a disposizione valanghe (e dico valanghe) di manga. Quindi uno passa quelle due/tre ore su internet e poi si affitta una stanzetta per un altro paio d’ore e si legge una serie intera di fumetti.

Matsu Jun
Matsumoto Jun. Cantante e frontman degli Arashi, è anche attore e ballerino. Pensate ad Amici di Maria De Filippi. A detta di molte è figo, ma secondo me è un po’ meh.

Nomihoudai
Per dirla con le parole di Riccardo, ‘una combo per la quale riesci a bere tantissimo spendendo pochissimo’.

Otaku
Ragazzi ossessionati da manga/anime/videogames e tutti i vari gadget corrispondenti.

Piss-stop
Piscia stop.

Shibuya
Quartiere di Tokyo. È il quartiere dei giovani e della gente figa. Luogo dell’incrocio più grande del mondo.

Shinjuku
Altro quartiere di Tokyo. La cosa che colpisce di più uscendo dalla stazione è l’enorme vibratore che sta dietro al palazzo della Subaru.

Sumimasen
Mi scusi.

Yakiniku
Letteralmente, ‘carne grigliata’. Ristorante dove ti mettono un braciere in un buco in mezzo al tavolo, ordine carne a bizzeffe e fai il tuo personal barbecue.

2 commenti:

Caffeine ha detto...

U mariaaa, sei stata in Giap!! Ma ci sei ancora? Scusa la domanda scema ma il post è del mese scorso. Comunque ho letto mhhh... così *___* e anche così *ç* i tuoi resoconti, ne aspetto di altri. Ciao ciao ^^/

xeno ha detto...

sì ci sono ancora, ci sto tre mesi!